25/07/2025 | Buongiorno Vicenza

La politica ha la memoria corta, ma il personale sanitario privato ne ha una lunga, anzi lunghissima: fatta di turni infiniti, di mani che hanno retto le corsie nel silenzio della pandemia, e di contratti che restano da firmare come promesse svanite. Così, mentre il pubblico dibatte di autonomie e riforme costituzionali, nel privato — che cura e accoglie milioni di italiani ogni anno — si lotta ancora per un contratto scaduto da oltre dieci anni.
Il Nursind, sindacato degli infermieri, si è presentato con cartelli e slogan sotto le finestre del Ministero della Salute. È il gesto antico e nobile del presidio, ma questa volta non per rivendicare solo salario, bensì rispetto. E sorpresa: il ministero risponde. Un incontro, due proposte accolte, e la sensazione — per una volta — che qualcosa si muova. Andrea Bottega e Romina Iannuzzi parlano di “risposte adeguate”, di un automatismo che vincoli i rinnovi contrattuali all’aggiornamento delle tariffe. In sostanza: niente contratto, niente accreditamento. Tradotto in linguaggio politico: o si riconosce il lavoro, o non si incassa il rimborso.
È una mossa tatticamente intelligente. Perché sposta il conflitto dal piano rivendicativo a quello sistemico. E infatti — non a caso — apre un nuovo fronte: quello della rappresentanza. Il Nursind chiede all’Aiop, l’associazione dei datori di lavoro della sanità privata, di essere finalmente ammesso ai tavoli di trattativa. Una richiesta che vale più di una provocazione: è il riconoscimento di [...]
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Il contratto fantasma e la dignità in corsia